Ho rivisto quei tuoi occhi
pieni di anima
brillanti in un corpo decaduto
troppo vivi
per quell’impalcatura
ridotta a scheletro.
Ridotto a due punti di eterno
senza più voce
da spiegare,
senza più fame da nutrire.
Due punti che contenevano
in sé ogni discorso utile.
Due occhi che si sono rubati
il mondo in quella stanza,
troppo preziosi
per lasciare in eredità
più di un ricordo.
Quanta differenza tra l’ospite
e l’oste,
che distanza tra io e me.