Io vivo immerso nelle linee
linee dritte,
così sottili
dello spessore di un punto
che è noto
non possiede dimensione.
Linee che a vederle così
potrei dire non esistono,
eppure
così difficili di scavalcare.
Basta meno di un passo,
forse non serve nemmeno quello.
Sarebbe più facile
che passare dal prima al poi
da oggi a domani.
Le guardo,
lì distese a terra
e l'occhio
sembra averle già superate,
ma i piedi no,
camminano sul bordo
e le linee si sa
hanno una lunghezza infinita
non conoscono interruzioni.
Ci sono le linee del traguardo,
per andare tutti nella stessa direzione
da oltrepassare
per liberarsi del giudizio.
Ci sono le linee guida,
per evitare di sentirci unici.
C'è la linea dell'orizzonte,
che esiste solo
se tenuta a distanza.
Ci sono le coordinate,
per rendere tutte le cose uguali
e c'è la linea di fuga,
via d'uscita verso l'ignoto
nelle terre della paura
e dell'avventura.
Le linee davanti a me
si issano in verticale
schierate
nella loro infinità.
Ricordami,
che forma ha una prigione?